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Nefrologi etruschi

Le stanze dei ricordi - Racconti nefrologici > Livello 11



Nefrologi etruschi in Valle d’Aosta


Saint Vincent (Aosta), nella prima metà degli anni ‘70

Nella medesima occasione dell’episodio che ho narrato in “Come scoprii che il professor Funk-Brentano si occupava di nefrologia”, si verificò anche un altro fatto decisamente curioso ed inconsueto.
Ricorderete che si teneva a Saint Vincent, in Valle d’Aosta, una riunione congiunta delle società Italiana e francese di nefrologia, a cui presero parte moltissimi colleghi provenienti da entrambi i paesi.
Orbene, verso metà mattinata del primo giorno di congresso, in occasione del cosiddetto “coffee-break”, decisi di rinunziare al caffé ed uscire all’aperto, per prendere un po’ d’aria, ammirare il panorama e fare una piccola passeggiata di dieci minuti.
Bighellonavo nella via principale della bella località di villeggiatura, quando vidi da lontano una distinta signora che avevo l’impressione di avere già visto da qualche parte: e dopo pochi istanti, riconobbi infatti in quella persona la nota professoressa francese madame MM*, dell’ospedale N* di Parigi, uno dei più stimati e qualificati nefrologi di quel tempo: avevo già avuto occasione di ascoltare alcune sue brillanti relazioni nel corso di precedenti congressi.
Quello che tuttavia mi stupì, sulle prime, fu l’atteggiamento che essa teneva: si aggirava qua e là per la via con aria incerta, trascinandosi dietro una grossa borsa e con un foglio spiegazzato in mano, fermava i passanti e, mostrando il foglio, chiedeva loro qualcosa: e vidi che riceveva sempre in risposta cenni negativi, dopo i quali essa riprendeva la sua ricerca fermando un nuovo passante.
Decisi di venirle in aiuto. Mi avvicinai e mi presentai, chiedendole se potevo aiutarla a risolvere il suo problema. Appresi così che madame MM* si trovava in effetti in una situazione sgradevole: era giunta all’alba in treno a Torino con un “vagon-lit” proveniente da Parigi, poi aveva preso un pullman che l’aveva portata a Saint Vincent ed ora, arrivata sul posto, non riusciva assolutamente a trovare l’albergo che aveva prenotato presso un’agenzia di viaggi parigina.
Chiedeva in giro, e nessuno sapeva darle la benché minima indicazione: oltre che contrariata, era anche stupita del fatto che una cosa del genere le stesse capitando in una stazione turistica e di villeggiatura così nota e famosa.
Spiegandomi queste cose, mi allungò il foglio che aveva in mano, che era quello della prenotazione alberghiera: io lo presi, ci gettai un’occhiata e subito dovetti fare uno sforzo per non scoppiare a riderle scortesemente sotto il naso.
Che cosa era successo? Si era verificato uno degli equivoci più bizzarri e strani che io abbia mai sentito.
Immaginatevi una gentile professoressa francese, medico e nefrologo di fama, che, a Parigi, si reca – o manda qualcuno per conto suo – presso un’agenzia turistica e prenota una stanza per un paio di notti in un albergo di lusso della nota località turistica italiana di Saint Vincent.
Immaginatevi un impiegato della suddetta agenzia turistica, sprovveduto al punto da ignorare completamente l’esistenza, in Italia, di una località turistica con quel nome. Immaginatevi quell’impiegato che, in modo decisamente pignolo, traduce “Saint Vincent” in italiano, ottenendo “San Vincenzo” (provincia di Livorno) ed infine prenota una stanza per un paio di notti presso il locale e lussuoso albergo “Lido degli Etruschi”...
Ecco la ragione del titolo scherzoso, che ho inventato più che altro per incuriosirvi un poco: “Nefrologi etruschi in Valle d’Aosta”.
Naturalmente, l’organizzazione del congresso rimediò subito al guaio, trovando per la professoressa MM* un’adeguata sistemazione presso il miglior albergo di Saint Vincent.
Ma nei miei ricordi questo è comunque rimasto uno dei qui-pro-quo più strani e divertenti cui mi sia capitato di prendere parte.

Giuliano Giachino



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