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Nephronshire

Le stanze dei ricordi - Racconti nefrologici



La Divisione di Nefrologia  ha ospitato in passato studenti di Biologia che dovevano frequentare tirocini annuali o biennali in Laboratori di analisi, obbligatori nel piano di studi della loro Facoltà, ove di solito preparare anche la tesi di laurea.
In Nefrologia i laboratori maggiormente frequentati erano quelli più indirizzati alla ricerca: quello di Immunopatologia, sotto la guida del dott. Camussi, e quello di Coagulazione, sotto la guida della dott.ssa Canavese, siti in locali al secondo piano della Clinica Medica. Qualche studente era occasionalmente anche ospitato presso il laboratorio Nefrologico principale, prevalentemente indirizzato alla routine, affidato alla cura di Michele Rotunno.
Una studentessa che frequentò il laboratorio Nefrologico nel biennio 1974-75 e 1975-76, al termine del suo periodo di frequenza, sorprese tutti congedandosi con un delizioso racconto romanzato sui personaggi che aveva osservato frequentare il laboratorio durante la sua permanenza.
E’ sorprendente leggere come poté la fantasia di quella giovane studentessa, da poco purtroppo prematuramente scomparsa, che trascorse con discrezione due anni nel laboratorio, cogliere nel clima del reparto e nei tratti dei suoi frequentatori, intenti nella per loro normale routine lavorativa, elementi così suggestivi ai suoi occhi.



1977

"NEPHRONSHIRE: IL CASTELLO DI CLEARANCE"

di Piera Casalvolone

Il castello di Clearance, nel Nephronshire, si stagliava contro la fluorescenza  del tramonto autunnale.
Gli ultimi raggi solari accarezzavano i leucocytes e le siepi di basofilarie  che allietavano l'immenso parco del castello.
In contrapposizione a questo trionfo della natura, nel castello regnava un’atmosfera tetra e terrificante.
Al calar della notte, un Lupus  solitario (e con il mal di denti) iniziò il suo lungo ululato (AU AU AU).
All'interno si udirono rumori sinistri (e anche destri): un secco spezzar di pipette, l'agghiacciante rumore di vetreria  infranta, il sibilo lugubre di una centrifuga che giammai mano umana riuscì ad azionare: Mariuccia, o meglio, il suo fantasma, aveva iniziato le “sue” pulizie.
Dallo studio di Sir Michael, VII° conte di Clearance, si levò un urlo che nulla aveva d’umano.
Risvegliatisi in questo brusco modo, gli ospiti del castello si precipitarono nel salone centrale.
Boris Segoloff  giunse, planando, dal terzo piano; il suo cranio fu arrestato dal busto di marmo di un antenato di Sir Michael.
Pierre Stratsky, esule polacco, all'istante pensò si trattasse dei soliti panzer russi, ma per educazione smise di biopsiare  il gatto di casa e si affrettò verso il salone.
Il maggiordomo Mygiarott, lisciandosi la livrea, cedette il passo alle gentili ospiti: Lady Angela, Manuela Von Pelikan  e Toffe.
Boris, piuttosto indolenzito, esclamò: - Ehm, ci sono problemi? -
Sir Michael si spiegò e, con voce alterata, in un soffio, disse: - E' sparito il sedimento 534. - E svenne.
Le vostre menti ottenebrate a questo punto, sentiranno la necessità di una spiegazione.
Ebbene, dovete sapere che il VII° conte di Clearance  fu il più grande cultore di sedimenti.
Egli passava giorni e notti intere ad ammirare le sue "creature", come egli stesso amava definirli.
Un'intera ala del castello era destinata a laboratorio, nel quale pochi intimi erano ammessi, oltre alle assistenti del conte, naturalmente.
Oltre al laboratorio che, a causa del suo spiccato senso di privacy, era ormai ritenuto da Sir Michael quasi un luogo pubblico, esisteva uno stanzino, un bugigattolo, a cui si accedeva azionando un meccanismo che spostava, guarda caso, parte della libreria dello studio. Da questo stanzino, appunto, era sparito il sedimento 534. Sir Michael, senza aspettare l'arrivo della polizia, peraltro prontamente chiamata dal fido Mygiarott, ordinò con voce perentoria che nessuno lasciasse il castello e che, anzi, ognuno tornasse nella propria camera;
Rimasto solo, chiamò il fedele Mygiarott: -Mygiarott, chiama le mie assistenti, che vengano immediatamente qui, non importa che sia notte fonda. -Bene, signore- rispose Mygiarott, abituato alle stravaganze del conte. Entro tre minuti arrivarono le assistenti, due biologhe italiane, venute fin nel Nephronshire in cerca di lavoro. Furono subito sottoposte ad un fuoco di domande da parte di Sir  Michael: -Dove vi trovavate un'ora fa circa?-. -Stavamo traducendo gli articoli atzechi e guatemaltechi che Vs. Signoria ci ha affidato ieri - risposero in un sol coro le emigrate. Per la fretta di arrivare, infatti, una di loro aveva nella tasca della vestaglia una lacera pagina del vocabolario atzeco, come affermò il commissario Peter Martin  di Scotland Yard. Il buon Mygiarott  arrivò con una tazza ristoratrice di thé, che le assistenti bevvero avidamente.
All'arrivo della polizia tutti gli ospiti furono nuovamente riuniti nel salone centrale.
Il primo ad essere interrogato fu Sir Michael  stesso.
Egli si vide costretto a svelare il suo grande segreto, o quello che fino a qualche ora prima riteneva tale: l'esistenza del bugigattolo e del passaggio attraverso la libreria.
A quel punto le biologhe svennero e furono trascinate nell'adiacente salottino rosso da due forzuti poliziotti.
Il commissario Peter Martin  volle poi approfonditamente interrogare gli ospiti del castello.
Toccò a Boris Segoloff   iniziare la serie. E non fu un caso.
Il commissario, infatti, sospettò fin dall'inizio il principe russo per il suo malcelato interesse nei confronti degli studi di Sir Michael.
-Dove si trovava questa notte tra le 23 e le 24?- Era questa infatti l'ora presunta del furto sacrilego. Il principe Segoloff  cercò di prendere tempo per riordinare le idee, ma questo suo silenzio, interrotto solo da un Ehm... insospettì maggiormente in commissario, che tosto incalzò: -Lei conosceva il passaggio segreto? Da quando?-. Il principe si riebbe: -Ehm -ripetè e proseguì -dunque, io naturalmente non ne so niente, tranne che ...- gli astanti erano in trepida attesa... -che, dunque, sì che Sir Mike, carissimo amico, sa commissario, anzi le ho mai raccontato come ci siamo conosciuti? Dunque eravamo, un giorno, ospiti di un comune amico, e quando costui aprì l'annuale caccia al biologo, ci trovammo a dover dividere l'unico Cavallo  rimasto. Allora...- Va bene, principe Segoloff -disse l'esausto commissario - per ora basta così: non le avevo chiesto di narrarci tutta la sua vita, ma solo cosa aveva fatto in un'ora della stessa. La richiamerò più tardi. E ora vorrei parlare con Pierre Stratzky -. Il sopracitato fece un passo avanti come un volontario alla fucilazione. Il suo aspetto, infatti, non faceva certo pensare a nulla di più allegro. Sembrava voler dire: -Sono perseguitato dalla nascita, costretto all'esilio volontario, e anche in questa seconda patria non trovo pace!-. Si irrigidì sugli attenti e si predispose a sentire le domande del commissario. Alla domanda di rito, Stratzky rispose: -Sono rientrato da un concerto pop alle 23, ho sentito Mariuccia fare le sue pulizie e quindi tutti i rumori che ho udito da quel momento in poi li ho attribuiti a lei. Sullo scalone ho  trovato Cuvette, la gatta, e l'ho portata in camera, dove, per caso, avevo un ago da biopsia.   Ero solo ed ho usato l'ago sulla stessa gatta-. E così dicendo porse ad un poliziotto il suddetto ago e la suddetta gatta, ancora spaurita, per non dire terrorizzata.
Il commissario concluse all'istante con perspicacia tutta britannica, che Stratzky  applicava rigorosamente la regola che biopsie e sedimenti sono tra loro inconciliabili.
Rimaneva da sentire la componente femminile degli abitanti del castello.
Si offrì volontaria Toffe. Era costei una fanciulla con il viso deliziosamente incorniciato da riccioli castani. I suoi occhi azzurro intenso brillavano di una lucentezza serafica. Per tutto questo gli amici la chiamavano Toffe, ma il suo vero e completo nome era Eloise Sugar-Drop.  Con voce tremante iniziò: -Signor commissario, non desidero farle perdere tempo. Da parte mia le dirò subito come ho trascorso l'ora fatidica. Ero nella camera del barone Stratky  e l'ho assistito durante la biopsia della gatta. Il barone, prima, ha detto d’essere solo per non compromettermi e dare adito a pettegolezzi, e di ciò lo ringrazio, ma a questo punto é bene che si sappia la verità. -E, detto questo, scivolò via, come se n'era arrivata, sfiorando, con il suo passo, i preziosi tappeti persiani del salone.
Fu la volta di Lady Angela, che affermò di essere rientrata dal bridge che si teneva ogni giovedì presso la sua amica Lady Frances (Fanny) Jacket, alle 24, proprio nel momento in cui Sir Michael  scopriva il furto. Numerosi testimoni confermarono in seguito, l'alibi di Lady Angela.
Per ultima fu interrogata Manuela Von Pelikan, la segretaria tedesca del principe Segoloff. Essa non voleva scendere nel salone, perché abituata ai piani superiori. Ma un secco ordine, in lingua nefro-gotica, del principe Boris  risuonò nel salone e solo allora scesero dal salone a chiocciola Manuela  e il suo malconcio cane. Costei aveva un comportamento invero strano. Tedesca di nascita, aveva passato gran parte della sua vita in Russia prima e a Parigi poi, sempre seguendo il suo principe, di cui sentiva molto l'influsso. Ad ogni sbalzo d’umore di Segoloff  corrispondeva un'irragionevole emicrania della Von Pelikan.  Segoloff , poi, si era visto costretto a partire da Parigi per non sentire a sua volta l'influsso di un altro personaggio, non presente al castello: il famoso Jean de Camoussi, un aristocratico francese, scienziato e ricercatore di prim'ordine.
Intanto nel salone centrale del castello di Clearance, scortato dall'onnipresente e infaticabile Mygiarott, giunse l'esperto della scientifica, che si era recato nello studio di Sir Michael  per prelevare eventuali impronte lasciate dal ladro. Tutti ammutolirono all'istante.
Nel grande salone calò un silenzio quasi tombale, si sentiva solo, distintamente, la pulsazione della giugulare di Sir Michael.
Il commissario diede una rapida scorsa al rapporto dell'esperto ed impallidì. Poi lesse ad alta voce: "esito del sopraluogo eseguito nello studio di Sir Michael, VII° conte di Clearance: non sono state rinvenute, nel suddetto studio tracce o impronte umane su porte, maniglie, provette e pipette, tranne quelle del conte stesso". I presenti ripresero a respirare, anche se a fatica. "Però sono state rinvenute tracce, simili a unghiate, sui mobili e in particolar modo sulla libreria". Il commissario terminò di leggere. Gli sguardi di tutti i presenti, come tanti aghi, andarono a colpire il puntaspilli, nella fattispece Mc Intosh, il sopra citato cane della segretaria tedesca.
Ognuno, nel segreto del suo animo, si chiese quali interesse potesse avere Mc Intosh  nel rubare il sedimento. Ben presto, però, l'avvenimento che attirò gli astanti, fece loro dimenticare il cocker dall'aria smarrita (l'aggettivo 'smarrita' è usato in ottemperanza alla legge 4 art. 65 del 10/08/68 del WWF). Era successo che Manuela Von Pelikan.... era svenuta.
Tosto si riebbe e, vistasi scoperta e irrimediabilmente persa, narrò ogni cosa allo stupito commissario Peter Martin.
- Ieri sera, verso le 22,30, ricevetti una telefonata sulla linea I.
- Si spieghi - ordinò il commissario.
- La linea I, da Immunocomunication, è una linea particolare, collegata solo con il videotelefono della mia camera.
- Chi la chiamava e cosa voleva? - incalzò il conte di Clearance, ormai sulle spine da tempo, e non vedeva l'ora di 'riabbracciare' il suo sedimento.
- Chi la chiamava e cosa voleva? - ripetè il commissario che si era visto prevaricare nell'esercizio delle sue funzioni da Sir Michael.
- Era una chiamata da Parigi, solo Ricci le Complementaire  può chiamarmi su quella linea. Egli mi ordinò, tramite fluido teleipnotico di sottrarre il sedimento 534. Ma da sola non avrei mai potuto farlo (sorriso di Sir Michael) per cui mi avvalsi dell'aiuto di Mc Intosh , che precedentemente avevo ammaestrato.
- Mc Intosh  sentendosi nominare, confermò scodinzolando con quel mozzicone di coda che gli restava.
La segretaria proseguì: - Dopo aver calzato i miei guanti sterili, gli aprii la porta dello studio, mentre Voi, conte, eravate in laboratorio -. L'interpellato la fulminò con lo sguardo.
Tra le ceneri dei suoi ex capelli, che le scendevano lungo le guance, continuò: - Mc Intosh  conosceva il meccanismo segreto perchè, ricorda, conte, lei lo azionò una volta in sua presenza, ritenendolo solo un innocuo cane. Il resto viene da sè: il cane era addestrato a sollevare la campana di vetro e a prelevare quanto era sotto di essa, quindi non gli fu difficile agire anche questa volta -.
A udire ciò, Sir Michael  fu colto da tremendi dolori di stomaco. Accorsero ai suoi piedi il principe Segoloff  e Pierre Stratzky, ma il conte si riebbe prima che essi potessero curarlo. Dannanzi a tutti egli giurò odio eterno a tutti i cani e ai tedeschi in genere. La Von Pelikan  fu prontamente rinchiusa nelle segrete del castello dove già languivano dei biologi , rei di non aver tradotto articoli  a loro affidati.
Vi fu poi il processo alla Von Pelikan. Fu riunito il Gran Nefrì  al completo.
Presiedeva il tribunale S.M. Re Antù  in persona. Nel salone del castello, adibito a Corte di Giustizia, Re Antù  prese posto sullo scranno presidenziale.
A questo punto si rende necessaria una descrizione di Sua Maestà. Avete presente Humphrey Bogart? Era lui.
Quel giorno si sentiva in piena forma, nonostante i grattacapi che gli forniva il suo confinante, Re Joseph il Piccolo, che scorribandava nel Nephronshire.
L'accusa fu affidata a Mc Ragnosh, penalista di chiara fama, che fu ritrovato mentre era intento a sistemare francobollli nel suo studiolo. Alla difesa venne nominato King-Kong, il regio menestrello, detto anche Svicolone.
Il processo si protrasse per giorni. Furono sentiti i testimoni e, dopo la deposizione del principe russo Segoloff, Re Antù  esclamò a gran voce: - Il mio regno, il mio regno  per un Cachet! -. Si riunì la giuria formata da tutti i nobili, e il verdetto fu pronunciato dal giovane Duca Alfonsino Pacitti's . La Von   Pelikan  fu assolta perchè aveva agito sotto ipnosi. Ricci le Complementaire  si rese irreperibile, ed è tuttora ricercato dalle nefropolizie  del globo intero.
Boris Segoloff  tornò in Russia, deluso dall'occidente; Pierre Stratzky   tornò alla sua gatta. Toffe, disgustata dagli ultimi avvenimenti, affitto una zattera e vagabonda tuttora per l'oceano Pacifico (e dove sennò, dato il suo carattere?).
Potrete trovare Lady Angela  presso la sua amica, Lady Jacket, ogni giovedì; e il fido Mygiarott  mentre spolvera, nell'atrio del castello, il corpo imbalsamato di Mc Intosh.

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